lesbo
Voglie : parte 2
di skizzoinfoiato
20.08.2018 |
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"Ho pensato fossero i tuoi colleghi..."
La sveglia era suonata, mi sentivo leggera, affatto stanca pur non avendo chiuso occhio, mi presi qualche altro minuto a contemplare quella ragazza che, accanto a me, stava per esser cullata dalle braccia comode di Morfeo, e che aveva creato uno Tsunami in me.
Andai in bagno con ancora viva l'eccitazione provata, sentivo il suo odore sulla mia pelle, un odore mischiato a quello di sesso e sudore, avevamo creato una nuova fragranza, mi piaceva quel mix. Nuda, difronte allo specchio, mi osservavo ripercorrendo nelle mente l'esperienza appena vissuta.
Mi feci forza e mi gettai in doccia, mi sentivo diversa, sensazioni dimenticate da tempo, forse troppo tempo, i capezzoli si inturgidirono immediatamente solo al primo ricordo del sapore della sua lingua. Turgidi come non trovassero appagamento, quasi dolenti mandavano scosse in tutto il mio corpo specie nel basso ventre, le gambe erano sul punto di cedere, il respiro divenne corto nel trovare anche il clitoride gonfio e voglioso.
Come si dice, il tempo è tiranno un duro lavoro mi attendeva in ufficio con tutte le fatiche del mondo sulle spalle riuscii a mettermi infine in macchina.
Il viaggio mi sembrò anche troppo rapido, tanto la mente era restia a distaccarsi dai ricordi quanto invece vogliosa d'abbandonarsi ad essi.
Il tutto trovò una fine con la chiamata del mio capo, che come d'incanto mi riportò alla realtà mi fece sentire derubata ma il lavoro è lavoro.
Arrivata in ufficio non ebbi più nemmeno un secondo di pensare a Sandra, lo studio era in totale fibrillazione, oltre alle normali pratiche c'erano almeno due grossi affari in ballo, la prima, la fine di una trattativa di fusione fra due grosse società che aveva richiesto nei mesi precedenti uno sforzo da parte di tutti, la seconda cercare di prendere la gestione legale di un'altra grossa azienda, famosa livello mondiale.
Quest'ultima non era per me di secondaria importanza, essendo mia l'idea di soppiantare nella gestione uno studio nostro acerrimo nemico, me ne stavo occupando in prima persona, avevo carta bianca e la sua riuscita mi avrebbe aperto le porte per diventare socia del mio studio.
La giornata lavorativa era un vero e proprio puzzule di incastri, fra le varie riunioni e altre cose da gestire.
Era quasi ora di pranzo, immersa in una discussione accesa per tirare le fila di come giocare le nostre carte a favore del nostro cliente quando Lucia, la mia segretaria, mi consegnò un biglietto recante un messaggio di mia figlia. Notai lo sguardo infastidito del mio capo, mentre lo leggevo.
Mi comunicava che Sandra era tornata in città per pranzare col padre, sapevo fosse un pilota di marina e raramente stava a casa, e mi chiedeva, di passare a prenderla a fine giornata.
Proprio in quel momento ci fu una pausa, tornai in stanza pronta a chiamare mia figlia, un messaggio recava telefono di Sandra e l'indirizzo, lo conoscevo, era a non più di due isolati di distanza nella via dove solitamente andavo a pranzo c'era sia un ottimo chiosco che faceva dei panini sia un ottimo ristorante.
Il cuore riprese a battere all'impazzata, fui richiamata in riunione un misto di irritazione e felicità, uscimmo ben dopo la canonica pausa pranzo tanto che la segretaria aveva ordinato dei panini per tutti secondo le nostre note preferenze, prima di mettere qualcosa sotto i denti andai in bagno, seduta sul wc tirai un sospiro mi sembrò di aver passato la mattina in totale apnea.
Il telefono vibrò, il numero non era in memoria.
Si aprì un'immagine che non lasciava dubbi, era la foto di un paio di mutandine con al centro un'evidente macchia.
> sono al ristornate con il papi... ti stavo pensando.... non vedo l'ora di essere lì!
In un gesto automatico andai a posare lo sguardo sulle mie notando una macchia scura, mille domande mi passarono dal quanto fossero bagante... da prima dell'arrivo in ufficio? Era odorosa? Se ne era accorto qualcuno? Era un messaggio su WhatsApp quindi fu facile leggere a cosa stesse rispondendo.
Così scopii di avergli mandato un messaggio di cui non avevo in quel momento memoria, con indirizzo le istruzioni per raggiungere la mia stanza e l'ora, le 18 nella speranza evidente che avessimo finito.
Un'altra chiamata in riunione mi distolse per l'ennesima volta dai miei pensieri scabrosi, ma quella fu l'ultima riunione erano state limate le ultime divergenze e l'accordo pronto per essere siglato, il capo diede “il rompete le righe” concedendo a tutti il resto della giornata di libertà del resto aveva prosciugato ogni energia.
L'ufficio prese a svuotarsi, io avevo altro a cui pensare erano le 16:20. Non passò molto tempo circa 10' che sulla porta vidi Sandra.
“Ciao! Sei in anticipo! Come mai?”
“Ero impaziente.... il tempo a casa di mio padre non passava mai... è già ripartito...poi aspettando al bar ho visto un sacco di persone uscire dal portone e sono entrate a complimentarsi l'un l'altro per qualcosa andato bene... ho pensato fossero i tuoi colleghi... sono salita a controllare!”
“non c'è male... complimenti ottima deduzione!”, dissi portandomi davanti alla scrivania e poggiandomi ad essa, mentre Sandra, dopo aver accostato la porta si avvicinò a me.
“ti piaccio?” chiese effettuando un giro su se stessa.
Era bellissima indossava un leggero abito estivo con una fantasia floreale con colori bianco giallo e verde. Aveva un elastico che lo fermava sopra al seno, una cintura nera a valorizzare le forme di quella splendida creatura, lungo fino al ginocchio, o meglio qualche centimetro al di sopra di esse, una scarpa molto elegante aperta col tacco ne slanciava ulteriormente la figura.
Non avevo ancora risposo che mi incalzò: “ ho fatto bene a salire?.... stamani mi son fatta bella per te... !”
Era a pochi centimetri da me alzandosi sulle punte venne a sussurrarmi che aveva una sorpresa per me.
La afferrai dietro la schiena facendola aderire al mio corpo “smettila di parlare!” e la baciai.
I baci si susseguirono frenetici, e mi sembrò di esser catapultata alla sera prima quando esattamente quelle sensazioni avevo provato, la testa girava facendomi quasi venir meno, era sorprendentemente dolce con un profumo fresco, delicato … che aumentava il mio desiderio.
Iniziò a slacciarmi la giacca del tailleur e le mani si posarono dolcemente sulle mi mammelle, i capezzoli duri pigiavano da sotto la mia camicetta azzurrina di seta,
“sono duri... per me?”
Quell'affermazione mi riportò ad esser presente mentre, quel tocco, leggero, che percepii curioso, come se mi toccasse per la prima volta , mi fece realizzare che mancasse qualcosa... il reggiseno!
Non lo indossavo! Cavolo ma quando lo avevo rimosso, dove, e dove lo avevo messo. Domande a cui non trovai risposta che mi turbarono,
Smisi di pensarci quasi subito dopo, ancora una volta presa alla sprovvista, i bottoni erano finiti, e le sue mani fresche si adagiarono direttamente su di me. Ci baciammo ancora a lungo mentre la camicetta trovò la sua naturale collocazione... a terra, vicino alla giacca.
Non restai certo passiva abbassando l'elastico scoprendo il suo di seno che presi a palpare in modo voracemente possessivo, era così grosso che il mio sembrava piccolo.
Scese a tintillare con col punta della lingua i miei capezzoli che mi dolevano tanto ero eccitata, poi furono avvolti dalla sua bocca trovando parziale sollievo a quella tortura infinita.
Le gambe mi tremavano, fissandoci negli occhi la vidi inginocchiarsi dopo aver tolto il vestito, era nuda... completamente nuda... e si era depilata completamente... la striscia di pelo che sovrastava il suo monte di venere era scomparso.
Tirò su la mia gonna scoprendo le mie gambe, risalì dal ginocchio alternandosi a leccare prima una poi l'altra coscia. Risalì... ma non trovò ciò che stava cercando.
Un'altra volta rimasi sorpresa...e dove cavolo avevo messo il mio perizoma! Ma non c'era tempo per farsi tante domande, Sandra avanzava verso di me con la stessa voglia.
Allargate le gambe trovò spazio sufficiente per raggiungere con la sua bocca le mie labbra.... mi stava leccando con tutto il corpo della lingua... l'unico rumore a interrompere i miei gemiti lo scendere della zip della mia gonna, un attimo dopo ero completamente nuda pure io le mani tenevano la testa di Sandra sulla mia fica, che muovevo in perfetta armonia sulla sua faccia e il muoversi di quella bocca e lingua che velocemente mi stavano portando in paradiso.
I gemiti aumentarono al limite dell'urlo. Si fermò! Mi lasciò lì con l'orgasmo pronto ad esplodergli in faccia.
Con uno sguardo malizioso si alzò raccogliendo con le mani gli umori che erano cosparsi su mezza faccia. Mi baciò infilandomi due dite dentro senza preavviso, un gemito secco “AH!”
La mia mano andò a bloccare la sua in modo che non uscisse e terminasse il suo lavoro e mi facesse finalmente godere, ma scuotendo la testa liberò la scrivania gettando le poche sopra di essa a terra, si sedette su di essa.
“è il tuo turno!”, e ci si sdraiò.
Maledetta stronzetta … pensai fra me e me e iniziai suggere i suoi capezzoli mentre da sola si toccava delicatamente il clitoride. La obbligai a fermarsi ripagandola con l sua stessa cortesia. Raggiunsi quelle labbra gonfie, adese a proteggere il frutto proibito, liscia e profumosa di bango schiuma, di umori, sprigionando un aroma di sesso.
La leccai premendo le mie labbra contro come fossero una ventosa. Leccavo succhiando tutto il fiume di secrezioni che stava producendo. Il lavoro le piaceva, il modo con cui si stava contorcendo su quel tavolo ne era l'ampia dimostrazione, i gemiti aumentarono di intensità e decibel, si stava avvicinando al punto di non ritorno. Nel mentre ero intenta a mantenere alta anche la mia voglia... volevo godere insieme.
Era pronta mancava davvero poco, mi fermai.
“no cazzo ,noooo!” disse capendo che non avrebbe goduto. La sollevai e la feci stendere per terra, mi misi a forbice, facendo si che strusciandosi vicendevolmente le nostre fiche ne trovassero l'ultimo appagamento. La cosa le piacque e ben presto trovammo l'intesa e la coordinazione nei movimenti, tornammo a far salire i gemiti le fiche emettevano un rumore acuto … uno sciaguattio dato dai liquidi che si frapponevano fra le nostre grandi labbra.
Ansimavamo, era l'unica cosa che entrambe eravamo capaci di fare, totalmente assorte nel dare e provare piacere. Operazione che ci riuscì perfettamente raggiungendo in sincrono l'orgasmo urlando a squarciagola il nostro piacere a tutto l'ufficio che ormai sarebbe dovuto essere deserto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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